Cari lettori, oggi scopriremo insieme il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, in provincia di Napoli, un luogo meraviglioso che, nonostante sia uno dei musei più grandi d’Europa, non è molto conosciuto.
Per fornirvi tutte le informazioni necessarie per poter organizzare al meglio la vostra visita, abbiamo chiesto alla nostra amica Diletta, fondatrice del blog “Il Frame Curiso“, di raccontarci tutto ciò che c’è da sapere sul Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. Buona lettura!
Conosciamo il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa è il secondo museo più grande in Europa, ma in Italia vanta una serie di primati:
- È il primo Museo Nazionale Ferroviario;
- Nasce come prima fabbrica meccanica italiana nel 1840: 44 anni prima della ditta Breda di Milano, 10 anni prima dell’Ansaldo di Genova e 59 anni prima della Fiat di Torino;
- È uno dei pochissimi musei che gode di una splendida vista sul mare.
Il Museo Ferroviario si estende su due comuni: il Comune di Napoli e il Comune di Portici. Occupa una superficie di 36 mila mq e si trova allocato in una posizione strategica di fronte al mare. È costituito da 7 padiglioni espositivi coperti che sono ricavati da ex capannoni industriali e altrettante aree all’aperto.
Dai giardini e dalle sue terrazze che affacciano sul mare, è possibile ammirare la penisola sorrentina, Punta Campanella, l’isola di Capri e il golfo di Napoli. Una vista spettacolare, soprattutto al tramonto!
La storia del Museo di Pietrarsa
Il Museo di Pietrarsa nasce in realtà come Reale Opificio meccanico e Pirotecnico, voluto da Ferdinando II di Borbone delle due Sicilie.
Il re inaugurò a Napoli una politica evergetica dal punto di vista economico. Nel 1840 decise di acquistare i terreni intorno a Pietrarsa, per realizzare il suo gioiellino: una grande fabbrica di produzione meccanica, la prima in Italia!
All’interno dell’Opificio Borbonico vennero realizzate le prime locomotive a vapore Italiane e anche armi da destinare alla marina borbonica.
La fabbrica venne costruita in periferia per due motivi:
- si trovava in una posizione strategica di fronte al mare, quindi era più facile far giungere i materiali tramite le navi anche dall’estero;
- fu costruita a ridosso della prima linea ferroviaria italiana, la rete che collegava la città di Napoli alla città di Portici, inaugurata un anno prima il 3 ottobre del 1839.
Nel 1842 fu inaugurata ufficialmente la fabbrica di Pietrarsa. Nel 1853, durante la sua fase aurea, lavoravano al suo interno all’incirca 1000 operai, molto amati da Ferdinando II. Il re teneva particolarmente ai suoi “uomini” e fece costruire la prima scuola di ufficiali macchinisti e meccanici esattamente dove ora sono presenti i giardini. Gli ufficiali macchinisti studiavano matematica, fisica e lingue straniere, per l’epoca quindi erano persone molto istruite.
Il declino della fabbrica
Tuttavia, nel 1861, con l’Unità d’Italia, iniziò il declino dell’Opificio. Giunse a Pietrarsa l’ingegner Grandis e stilò una relazione negativa sulla fabbrica consigliando di affidare la gestione dell’impianto ad un privato piuttosto che allo Stato.
Con la caduta del regno Borbonico, l’interesse e la cura della fabbrica, non fu più la stessa e la gestione venne affidata alla ditta “Bozza”. Jacopo Bozza, essendo un privato, fece i propri interessi aumentando le ore di lavoro e diminuendo gli stipendi. Inoltre, licenziò molti operai e, così facendo, questi ultimi si ribellarono dando vita alle prime insurrezioni e manifestazioni sindacali operaie.
Eccidio di Pietrarsa
Esattamente il 6 agosto del 1863, ci fu un evento tragico ricordato come “Eccidio di Pietrarsa.”
L’industriale Jacopo Bozza chiamò in aiuto i bersaglieri per sedare le rivolte, questi ultimi spararono sulla folla e uccisero ufficialmente sette operai. Noterete all’ingresso del primo padiglione che visiterete, il Padiglione A, una stele commemorativa di questa tragedia.
Poco dopo questo evento la ditta Bozza recise il contratto. Pietrarsa passò nelle mani della società Mediterranea, una delle società che gestiva le ferrovie Italiane prima della nascita ufficiale di “Ferrovie dello Stato.”
Pietrarsa divenne nel frattempo una ditta di sola riparazione e non più di costruzione di locomotive; visto l’avvenire del passaggio all’elettrico, non era più funzionale costruire locomotive al vapore.
L’arrivo di Ferrovie dello Stato
Nel 1905, con la nascita ufficiale di Ferrovie dello Stato, Pietrarsa passò nelle mani di questa società. Chiuse i battenti definitivamente come fabbrica nel 1975, data recente perché le locomotive al vapore hanno coesistito con l’elettrico fino agli anni 70.
Il progetto del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Nell’83 già c’era il progetto di far diventare il complesso un grande Museo Ferroviario. Vennero portati i rotabili storici provenienti da tutta Italia e, nel 1989, venne ufficialmente inaugurato “Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.”
Nel 2014 la Fondazione FS decise di rinnovare il museo facendo restaurare tutti i padiglioni e i rotabili esposti, rendendo Pietrarsa molto più innovativa; oggi il Museo è anche sede di eventi e i padiglioni vengono riutilizzati come sede di convegni e spettacoli.
Attrazioni nei padiglioni espositivi
Padiglione A
Il primo padiglione che incontrerete è il padiglione A, chiamato anche “padiglione delle Vaporiere”. Sono disposte in ordine cronologico le locomotive al vapore e le locomotive elettriche, evidenziando appunto il passaggio dal vapore all’elettrico.
Questo padiglione con tetto a capriate e colonne in ghisa originali è un vero e proprio esempio di archeologia industriale.
La prima locomotiva che incontrerete colorata di verde e rosso è la locomotiva Bayard, la riproduzione di una delle tre locomotive che viaggiarono sulla prima linea ferroviaria italiana, ovvero la linea che collegava Napoli Porta Nolana al porticciolo del Granatello di Portici.
Questa locomotiva fu utilizzata da Re Ferdinando di Borbone e il suo entourage la prima volta il 3 ottobre del 1839 per raggiungere la Reggia di Portici. Fu uno dei primi treni che trasportava persone e non merci. Il re affidò il progetto di questa rete ferrata all’ingegnere francese Armand Bayard De La Vingtrie.
La Bayard è dotata di una carrozza reale, carrozze per i passeggeri e una piccola carrozza per il trasporto di valige e cani da caccia (al re Ferdinando piaceva andare a caccia nella propria residenza estiva).
Su questa locomotiva è proiettato un bellissimo tour virtuale in realtà aumentata che potrete prenotare in biglietteria, che narra della storia della prima ferrovia italiana.
Nel padiglione A, oltre la Bayard, sono presenti una serie di locomotive uniche nel loro genere: la locomotiva austriaca di Prima guerra mondiale, la locomotiva 625 chiamata dai ferrovieri “signorina”, la locomotiva americana fino a giungere alle locomotive elettriche trifase.
Padiglione B-C
Usciti dal padiglione A, sono presenti i giardini molto ben curati di fronte al quale è presente il padiglione B-C, dove sono presenti locomotive più recenti tra cui: la locomotiva tartaruga, (l’antenato della freccia rossa), la locomotiva vipera e le littorine.
Fiore all’occhiello di questo padiglione è la carrozza reale su cui viaggiarono i Savoia Umberto I e Maria Jose del Belgio durante il loro viaggio di nozze, realizzata dalla Fiat con materiali di pregio, (vi sembrerà di visitare l’Orient Express!).
Usciti dal padiglione B-C potrete ammirare il panorama di Napoli e una pensilina Storica in stile “Liberty Umbertino / Art- Nouveau” su cui è possibile sostare per ammirare la statua di Re Ferdinando II di Borbone, rappresentato con il decreto regio in mano nell’atto di fondare il Reale Opifcio di Pietrarsa.
Padiglione D-E-F
Tornando indietro verso la biglietteria troverete il padiglione D- E- F dove sono conservati i materiali da officina della fabbrica e una piccola sala cinema.
Il bar del museo realizzato sull’esempio del chiostro maiolicato di Santa Chiara.
Infine, nell’ultimo padiglione, anche chiamato “Cattedrale” per il caratteristico impianto a due navate, vedrete i modellini dei treni storici italiani e i plastici funzionanti del Benina, il trenino rosso che viaggia sulle alpi, e il plastico dei 300 treni.
Biglietti e orari
- Lunedì e martedì: chiuso
- Mercoledì: aperto solo su prenotazione
- Giovedì: aperto dalle 14:00 alle 20:00
- Venerdì: dalle 09:00 alle 16:30
- Sabato, domenica e festivi: il Museo è aperto dalle 9:30 alla 19:30
Costi biglietti con visita libera:
- 7,00 € intero
- 5,00 € ridotto (under 18 e over 65)
- 20,00 € promo “famiglia” (due adulti e due ragazzi)
Costo biglietti con visita guidata:
- 9,00 € intero
- 7,00 € ridotto (under 18 e over 65)
L’ingresso è gratuito per minori sotto i 6 anni e per i visitatori diversamente abili.
Il viaggio virtuale della Bayard è compreso nel biglietto di ingresso (fino ad esaurimento dei posti disponibili).
Per maggiori informazioni sulle visite guidate, visite in inglese e prenotazioni di gruppo vi invitiamo a consultare il sito ufficiale.
Dove si trova e come arrivare al Museo di Pietrarsa
Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa si trova in Via Pietrarsa,16 a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.
Arrivando in treno, potrete scendere alla fermata “Pietrarsa‐San Giorgio a Cremano”.
Se arrivate in auto, potete lasciare la vostra vettura nel parcheggio custodito “Pietrarsa Parking”, un comodo parcheggio convenzionato e riservato ai visitatori del Museo, che dista pochi metri dal Museo.
Se visitate il Museo di Pietrarsa, vi consigliamo di raggiungere anche la Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica che ospita l’Orto Botanico che custodisce migliaia di esemplari provenienti da tutto il mondo.